Il 25 settembre 2005, a Ferrara, moriva Federico Aldrovandi: aveva soltanto diciotto anni. È stato ucciso dal pestaggio di quattro agenti che quella notte lo bloccarono. Oggi Federico avrebbe 33 anni, potrebbe essere un padre, un fruttivendolo, un musicista, potrebbe essere uno dei tanti espatriati all’estero; potrebbe aver sofferto pene d’amore o essere sposato o aver affrontato e superato una tossicodipendenza, potrebbe essere diventato qualsiasi persona. Invece 15 anni fa, dopo una serata passata al Link di Bologna, nel suo percorso ha incontrato i quattro poliziotti e non è più tornato a casa.
Prima di Stefano Cucchi, prima di Giuseppe Uva e degli altri, c’è lui. Secondo l’autopsia la morte fu causata da “asfissia posturale“, dalla pressione contro la schiena di Federico, steso a terra a faccia in giù. I poliziotti colpevoli di aver ucciso Federico Aldrovandi sono stati condannati con sentenza definitiva a 3 anni e 6 mesi per “eccesso colposo nell’uso legittimo delle armi” con l’obbligo di risarcire la famiglia per circa 2 milioni di euro. Quello di Federico è stato il primo caso italiano di “malapolizia” a finire sulle pagine dei giornali.
Il percorso per arrivare a questa sentenza è stato molto lungo e caratterizzato da assenza di collaborazione da parte delle istituzioni italiane e da depistaggi dell’inchiesta. La madre di Federico, Patrizia Moretti, non ha mai smesso di lottare e ricercare la giustizia. La famiglia venne avvertita solamente alle 11 del mattino, quasi cinque ore dopo la constatazione del decesso. I genitori, di fronte alle 54 lesioni ed ecchimosi presenti sul corpo del ragazzo, ritennero poco credibile la morte per un malore.
Il 2 gennaio 2006 la madre di Federico apre un blog chiedendo che venga fatta luce su alcuni contorni oscuri di tutta la vicenda. Questo causò un’accelerazione delle indagini, che erano già in corso. Poi ci fu la richiesta di far luce sulla vicenda da parte di molti cittadini di Ferrara e dell’allora sindaco.
Nonostante inizialmente abbiano cercato di far credere che la morte fosse stata causata dalle sostanze stupefacenti assunte da Federico (come nell’altro caso celebre di Stefano Cucchi, “erano dei tossici”) in realtà sia la perizia, sia i risultati delle indagini, hanno evidenziato un contesto di gravi violenze subite dal giovane durante tutto l’intervento delle due pattuglie di Polizia. Gli agenti usarono in modo improprio i manganelli, lo ammanettarono in modo imprudente e non lo aiutarono mentre, con la faccia a terra, sussurrava, rantolando, “aiuto, aiutatemi, basta”.
La famiglia Aldrovandi all’epoca fu difesa dall’avvocato Fabio Anselmo, che è stato anche il legale del caso di Stefano Cucchi e di tanti (troppi) casi simili e ha scritto e pubblicato un libro su Aldrovandi, dal titolo “Federico” (edizioni Fandango), che ha anche vinto il premio Borsellino.
Amnesty International ha definito la vicenda”un lungo e tormentato percorso di ricerca della verità e della giustizia” dando “solidarietà e vicinanza ai familiari di Federico Aldrovandi, che in questi anni hanno dovuto fronteggiare assenza di collaborazione da parte delle istituzioni italiane e depistaggi dell’inchiesta”
La fine della vicenda giudiziaria non è bastata a suturare le ferite che il caso Aldrovandi ha aperto, anche perchè gli agenti colpevoli sono tornati in servizio. La storia però ci permette di ricordare la necessità di lottare tutti affinchè vicende come quella di Federico e di chi è venuto prima e dopo di lui, non ci siano più. Lottare e contrastare la tortura e prevenire i maltrattamenti e gli abusi di potere.
Oltre al citato libro di Anselmo, altre cose per avere un po’ di informazioni:
1) E’ stato morto un ragazzo, documentario uscito nel 2010, scritto, diretto, scenografato e montato da Filippo Vendemmiati, che ha anche vinto il David di Donatello come miglior documentario.
Il film è online gratuitamente al link seguente https://vimeo.com/50963553
2) Alessandro Chiarelli, Il caso Aldrovandi. 2005-2015: i fatti, gli errori, le sentenze, gli altri morti, Ferrara, Faust Edizioni
3) Molte canzoni parlano della vicenda di Federico, tra le varie:
La luna di Ferrara – Modena City Ramblers
Quante volte si può morire e vivere – Massimo Bubola
Notte insonne – Noyz Narcos; Che male c’è – Marina Rei, struggente canzone scritta da Riccardo Sinigallia e Valerio Mastrandrea; Lacrimogeni – Le Luci della Centrale Elettrica; Costole rotte – Coez; Vittime di Rappresaglia dei 99 Posse:
(Fonti: Wikipedia, ANSA, Amnesty International)