Sono un appassionato di fumetti e mentre sto leggendo un albo di Dylan Dog (siamo tra la fine del 2016 e l’inizio del 2017 n.d.r.) in una vignetta qualcuno nomina Mattatoio n° 5. Spinto dalla curiosità vado in libreria e lo compro. Una delle più belle sorprese che un lettore può avere. Il libro scritto da Kurt Vonnegut (considerato uno dei massimi scrittori di fantascienza e autori americani del dopoguerra) mi entra subito dentro e il fatto che siano poco meno di 200 pagine me lo fa divorare.
Mi capita spesso di leggere voracemente un libro ma in questo caso non smetto di leggerlo e lo ripongo in libreria insieme agli altri. No, lo rileggo e lo rileggo ancora. E poi inizio a sottolineare delle frasi. Questo sì che non mi capita spesso. Leggo, mi appassiono, in alcuni casi mi innamoro del libro e di alcune frasi ma con questo è tutto nuovo per me. Le frasi che ancora oggi, ogni tanto, rileggo sono tante e il libro diventa uno dei miei preferiti. Perché? Perché è un libro contro la guerra ma anche un libro di fantascienza; è un libro di storia ma anche di riflessione; è un libro che racconta il vero ma è anche ricco di fantasia. Perché è un libro che racconta sì la vita di Billy Pilgrim ma la racconta in modo tale che mi sembra di averla vissuta io quella vita. Oppure il fatto è che ci culla in una sorta di limbo tra realtà ed invenzione che ribalta tutto. La realtà in questione (per esempio proprio il vero bombardamento di Dresda) ci appare così assurda che sembra invenzione mentre lo zoo fantascientifico di Tralfamadore ci appare quasi reale. Perché no? Non può esistere quello zoo mentre uomini che bombardano città uccidendo altri uomini si? Viviamo nell’incredibile stupidità umana e Vonnegut ce lo sa ricordare perché a volte ce lo dimentichiamo, presi come siamo dagli eventi. Anche il sottotitolo del libro, “o la Crociata dei bambini”, è significativo e si ritaglia una parte fondamentale in tutta la storia (anche questa talmente vera che sembra inventata).
Non voglio aggiungere altro perché come piace dire a me “è il libro che mi chiama non io che vado a sceglierlo”.
Quindi come sempre vi auguro buona lettura!