Oggi ci troviamo a Santa Maria a Colle, in una bella serata di inizio estate, assieme ai ragazzi del “Lucca Reggae Group” per una chiacchierata riguardo al loro progetto e alla loro passione, quella della musica in levare: dall’unione di più realtà attive in provincia, nasce un movimento per la divulgazione della musica Reggae in tutte le sue forme.
Cos’è e come nasce “Lucca Reggae Group”?
BINDI: Questo è essenzialmente un gruppo di amici accomunati dalla stessa passione, la musica Reggae. Nel corso del tempo alcune realtà di Lucca hanno deciso di unirsi in un progetto comune che sia soprattutto di spinta e divulgazione delle cosiddette “positive vibes”. Noi (Joker Sound, ndr), Chisco (cantante) e Poncha (ex Love Hi Grade) promuoviamo dal 2007 questo genere di musica in tutta la provincia attraverso l’organizzazione di eventi che in questi anni hanno visto la partecipazione di artisti da tutta Italia, ma anche grossi nomi internazionali che hanno “infiammato” le yard lucchesi.
Perché avete scelto di spingere e puntare sulla musica reggae?
MORBIDO: io personalmente mi sono unito a Joker Sound qualche danz dopo la loro fondazione; prima i miei ascolti si concentravano soprattutto nel panorama Rock, Metal, ma ho sempre ascoltato un po’ tutto, senza troppo soffermarmi sul genere in se stesso. Quando ho iniziato ad avere i primi approcci con il Reggae, invece, ho iniziato fin da subito a sentire la cosiddetta “vibra”, che nessun altro genere musicale mi ha mai dato: intendiamoci, tutta la musica è emozione, ma questo genere riesce a darti e lasciarti quel qualcosa in più.
In una piccola realtà come Lucca ci sono cinque sound system auto-costruiti, questo vuol dire che comunque in provincia questa musica è “sentita”: quali sono le origini di questo movimento a Lucca e come si incastra il vostro progetto in questo contesto?
BINDI: sicuramente BlackHeart (sound/crew lucchese nata negli anni ’90) è stato fondamentale per la nostra nascita e crescita.
CHISCO: Il movimento reggae lucchese nasce negli anni ’90, nell’epoca delle Posse e dei centri sociali. La scena di quei primi anni era veramente esigua, anche a livello Nazionale, dove “One Love Hi Powa” iniziava a spingere questo movimento distribuendo i primi dischetti, provenienti dall’Isola Caraibica, attraverso il suo Record Store di Roma. Non c’erano ancora molti sound o molte Crew nella penisola. Una di queste era proprio su Lucca: BlackHeart Sound System per l’appunto. Dalle prime dancehall illegali, alla costruzione di uno dei primi Sound “homemade” della Toscana e di Italia, questi ragazzi sono stati i primi a portare i ritmi in levare a Lucca e dare il via a questo movimento che ormai dura da più di 20 anni.
Io posso dire di essermi trovato a cavallo tra le due generazioni che supportano il genere in città. Provengo dalla scena hip-hop (sempre anni ’90) e mi sono avvicinato a questo mondo perché in esso sono riuscito a ritrovare tutti quei valori e messaggi che nel mondo Hip-Hop italiano si stavano perdendo, o almeno io non mi ci rispecchiavo più. E quindi mi sono buttato nel mondo delle dancehall. Feste organizzate per lo più sui monti, per le strade e nei parcheggi. Come eventi erano presso che illegali, sì. Però sempre tutto nel rispetto del prossimo e del quieto vivere, perché il reggae non è “fare casino” ma è “stare bene”: stare bene con se stessi, con il prossimo, in pace con l’ambiente, la natura e la musica. Questa è la bellezza del Reggae, un’esplosione di colori, di suoni e di emozioni. Ad oggi sono assieme alla seconda generazione del BlackHeart sound che nasce, letteralmente, in famiglia: oltre a vari amici di corte e di quartiere, il gruppo è formato anche da cugini e fratelli della prima generazione di soundbwoys. Mi sono da subito affiancato a loro perché vi ho trovato nuova linfa vitale e nuova voglia di diffondere queste vibrazioni e, portando anche la mia esperienza, c’è stato (e c’è tutt’ora) un continuo “insegnamento” reciproco di questa cultura. Questi insegnamenti proviamo a diffonderli non solo a Lucca, ma un po’ anche in tutto lo stivale.
Come si pone il movimento “Lucca Reggae Group” di fronte a questa situazione in cui ci troviamo e come è stata e viene gestita il mondo della musica e dello spettacolo a livello istituzionale?
BINDI: partiamo dal fatto che qui nessuno campa di musica, ma abbiamo tutti altri lavori. Il contesto attuale non aiuta alla spinta di un qualsiasi movimento musicale, ma comunque cercheremo di mantenere viva la fiamma e proveremo in tutti i modi a spingere le cosiddette “good vibes” cercando di rimanere dentro le regole dettate dal momento storico. Ad esempio, in questo periodo di lockdown anche noi ci siamo dilettati con le dirette streaming in cui non abbiamo smesso di diffondere musica Reggae e in cui abbiamo visto anche un bel po’ di partecipazione e questo è sicuramente di buon auspicio per il futuro.
CHISCO: purtroppo le istituzioni stanno tralasciando molti aspetti relativi all’ambito della musica e potrebbero fare molto e molto di più. Nel mondo della musica la gente ha voglia di stare assieme e unita per godersi qualche ora di svago, cosa che adesso è sempre più complicata da realizzare…ma noi non demordiamo e cercheremo sempre di risollevare la testa.
Quali sono gli obiettivi e i progetti per il futuro di questo movimento?
BINDI: vogliamo continuare a promuovere la musica Reggae sempre attraverso l’organizzazione di eventi ad essa dedicati. Ad esempio, per il secondo anno di fila, questa estate torneremo al Bagno Eugenia per un progetto chiamato “BE Paradise” nel quale cercheremo di coinvolgere anche artisti fuori dalla provincia e, magari, anche internazionali. Una serie di aperitivi in riva al mare per cercare di tornare a riunirsi come un tempo. Purtroppo non ci sarà permesso fare pubblicità come sempre facciamo, ma siamo sicuri che anche col vecchio ”passaparola” riusciremo comunque a
coinvolgere molte persone.
CHISCO: quello che vogliamo fare è continuare a divulgare quegli ideali, quei valori e messaggi che questa musica porta con se. Per questo vogliamo invitare caldamente tutti a partecipare alle prossime dancehall per permettergli di vedere coi loro occhi che il Reggae non è quell’agglomerato di stereotipi che circonda questo genere.
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