“LGBTQIA+”. No, non è uno scioglilingua e no, quando si usa questo acronimo per parlare di determinate tematiche non è in realtà necessario dire tutte le lettere. In contesti informali è abbastanza accettato parlare solo di “LGBT”. Non è nemmeno necessario cercare di legare tutte le lettere insieme e pronunciarle musicalmente come una sorta di YMCA con tanto di balletto. Ciò non significa non conoscere almeno il significato del resto dell’acronimo.
Questo #spiegone un po’ #emo nasce, ahimé, dalle narrazioni aberranti intorno all’ultimo fatto di cronaca che ha visto la morte, per mano del patriarcato, dell’omotransfobia e più in generale di una dilagante ignoranza, di una ragazza di poco più di vent’anni. Non staremo qui a parlarne perché non siamo a Pomeriggio 5, tanto quello che è successo più o meno lo sapete tutt*.
Non tutt* però, temo, saranno riusciti a fare chiarezza intorno al polverone linguistico sollevato dai media, fatto di costanti (e perlopiù sbagliati) tentativi di categorizzare, definire, contrapporre.
Prendiamo giusto ad esempio le espressioni utilizzate in occasione di questo ultimo dramma:
“Relazione gay”
“Si fa chiamare Ciro ma è una donna”
“È lesbica”
“È un trans”
Ciro è prima di tutto una persona. E questo è quello che ci basta sapere, senza voler essere noi a trovare la definizione e la categoria perfetta della sua identità e del suo orientamento sessuale. Sulla vicenda, ci fermiamo proprio qui.
Siete già confus*? Vorremmo dare per scontato che si sappia la differenza tra sesso biologico, identità di genere e orientamento sessuale. Potete googolarlo e troverete ottime e approfondite spiegazioni. Ma proviamo a riassumere così:
– Sesso biologico: che cosa ho fra le gambe. E’ generalmente la cosa più chiara da definire anche se, anche qui, la bella madre natura ha preferito non essere così binaria (“ermafroditismo” sounds familiar?)
– Orientamento sessuale: da chi/cosa sono attratt* sessualmente aka chi condurrei nelle mie stanze segrete. La lista è lunga, andatevi a spizzare qualcosa online.
– Identità di genere: chi mi sento, come mi sento in una linea che va dal maschio alla femmina e soprattutto indipendentemente da quali sono il mio sesso biologico e anche, ovviamente, il mio orientamento sessuale.
Ora, ritorniamo alla premessa, e al concetto più importante: l’amore.
LGBTQIA+ : per cosa stanno tutte queste lettere?
Secondo noi su Lesbica Gay Bisex e Transessuale ci siete quasi tutt* – ma vediamo cosa viene dopo:
Q = Queer
I = Intersex
A = Asessuale
Poi c’è quel bellissimo “+” che per me basterebbe anche da solo, quel “più” che descrive tutt* quell* che non si riconoscono in una categoria predefinita, in un orientamento sessuale “mainstream”, in un’identità presente nei manuali che sia binaria, e nemmeno trinaria, quatrinaria e tutti i termini che ci stiamo inventando. Quel “più”, senza nemmeno essere una lettera, è la voce di chi magari da tutta la vita teme di non sapere chi è, solo perché il vocabolario, per quanto progredito, non ha una definizione per il suo modo di essere, o di amare. Per noi quel “Più” è bellissimo, ed è il respiro di tutt*. Ci vorrebbe sempre un “più” quando si definisce qualcosa. Pensateci: provate ad aggiungere un più a sentimenti, stati d’animo, definizioni varie. Aggiungete un più quando dite “ti amo” a chi amate, tanto in quel modo lì amate solo voi. Aggiungete un più quando dite “sono felice”, che tanto alla fine che vuol dire essere felice? Ognuno lo sa per sé. Aggiungete questo cavolo di più quando vi guardate allo specchio e vi dite “sono bell* ” perché agli occhi di qualcuno siete sicuramente la creatura più bella del mondo.
Questo insomma, per spiegarvi, che alla fine, anche aggiungendo a LGBTQIA tutte le altre lettere dell’alfabeto, non si potrebbe sostituire quel più che rende ognun* di noi degno e capace di amare ed essere amato.