Domani, giovedì 12 novembre, si svolgerà a Torino l’udienza d’appello di Maria Edgarda Marcucci (detta Eddi) contro la misura della Sorveglianza speciale che le è stata applicata il 17 marzo. Eddi, insieme a Davide Grasso, Fabrizio Maniero, Jacopo Bindi e Paolo Andolina, è stata ritenuta “colpevole” di aver supportato l’attività delle Forze siriane democratiche curdo-arabe contro lo Stato islamico nel nord della Siria tra il 2016 e il 2018 e di aver svolto un ruolo di sostegno all’esperienza rivoluzionaria proposta dal Rojava. Nell’ultima udienza è stato deciso di applicare la misura della sorveglianza speciale per l’unica donna del gruppo, Eddi.
Il 17 marzo l’Italia era all’inizio del suo lockdown e la decisione del Tribunale di Torino è passata sotto silenzio nonostante la sua importanza: per la prima volta un tribunale italiano ha attestato la presunta pericolosità di una donna non perché ha sostenuto il jihadismo, ma perché lo ha combattuto.
Eddi è un’attivista torinese di 28 anni che nel 2018 ha deciso di partire per la Siria, dove è rimasta nove mesi, unendosi alle combattenti del Ypj contro il califfato dell’Isis. Assieme a un addestramento linguistico e teorico ha ricevuto anche un addestramento militare. Senza dilungarci sulla complessa questione curda e sulla lotta dell’Ypj, è importante sottolineare che Eddi lottava contro il fondamentalismo islamico e per il riconoscimento della libertà alla popolazione civile curda, contro estremisti che lapidano, uccidono e torturano le donne.
Ma in cosa consiste la Sorveglianza speciale? “E’ una misura di prevenzione regolata dal decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159 e successive modifiche. Sia in Italia che in Europa si è più volte discusso della sua legittimità costituzionale e della conformità ai principi contenuti nella CEDU (Corte Europea dei diritti umani), in quanto può essere applicata anche solo sulla base di indizi e senza nessuna prova di commissione di illeciti”. (fonte Wikipedia)
Badate bene le frasi sottolineate: la sorveglianza speciale è una misura che prevede la limitazione delle libertà prescindendo dall’accertamento giuridico di eventuali responsabilità. La misura è custodita nel Codice Rocco, ideato e redatto nel 1931 ovvero in pieno regime fascista. Nonostante l’anacronismo, questa misura resta ampiamente utilizzata ed è stata più volte riconfermata ed estesa.
“Agli effetti della legge penale, è socialmente pericolosa la persona che, anche se non imputabile o non punibile … è probabile che commetta nuovi fatti preveduti dalla legge come reati” (art. 203 c.p.). Praticamente viene meno il principio di colpevolezza per cui è ritenuto colpevole e dunque punibile solo colui che commette un reato. La sorveglianza speciale si basa sul giudizio preventivo discrezionale. Al cittadino non vengono formulate accuse né ci sono processi o gradi di giudizio. Ora, qua non siamo esperti di diritto penale ma si capisce bene che è una misura altamente soggettiva e lesiva di diritti poiché “un giudice ricostruisce il quadro della personalità di un soggetto e formula una prognosi criminale basata su di un calcolo di probabilità che egli possa commettere in futuro delle azioni pericolose.” Sembra un rompicapo ma è la realtà.
L’effetto della sorveglianza speciale su Eddi è che la ragazza è stata privata della libertà di parola, di movimento e di viaggio e tutto questo per aver manifestato le sue idee combattendo una guerra per i valori che dovrebbero essere fondamentali nell’Occidente. Non può parlare in pubblico né partecipare a riunioni pubbliche, deve portare sempre con sé un libretto rosso dove i poliziotti possono annotare le loro osservazioni, deve stare in casa dalle 21 alle 7 e non può frequentare luoghi pubblici dopo le 18 e infine, le è stato ritirato il passaporto e la patente e non può espatriare. Tutto questo per due anni.
Nelle ultime settimane ci sono stati alcuni attacchi terroristici in Europa: Parigi, Nizza, Vienna. Proprio questo attentatore aveva tentato di lasciare l’Europa per andare a combattere in Siria ma contrariamente a Eddi l’uomo era libero e non era considerato “socialmente pericoloso”. Un paradosso no?
Si sente spesso parlare del pericolo islamico, dell’Isis, dei “terroristi che vengono con i barconi”. Spuntano da ogni dove le paladine delle donne e della democrazia. Ma su questa vicenda c’è stato un grande silenzio. Ognuno può far qualcosa nel suo piccolo e uno dei modi è parlarne e raccontare. Parlare di Orso, che ha perso la vita, o di Eddi, considerata pericolosa in Italia, che ha perso la libertà.
Come ha scritto ieri Zerocalcare, quello che possiamo fare noi è raccontare la sua storia e “cercare di illuminare un po’ quel buio”.
Forza Edda!
Per maggiori informazioni: https://www.instagram.com/maria.edgarda.marcucci/ e il film documentario di Stefania Pusateri e Valentina Salvi “Soggetti pericolosi”
(fonti Il manifesto, il Fatto quotidiano, l’Espresso, Huffingtonpost, Euronews. Immagine Euronews)